Keith Ellison, primo musulmano mai eletto prima al Congresso statunitense, vuole prestare giuramento, il prossimo 4 gennaio, non sulla Bibbia ma, bensì, sul Corano. Immediati gli strali dei commentatori repubblicani che non hanno mancato l’occasione per suscitare polemiche al calor bianco su questa cerimonia tradizionale.

Un membro del Congresso che giura sul Corano? L’America non aveva mai sperimentato questo, eppure è proprio ciò che chiede Keith Ellison. Quest’avvocato democratico di 42 anni, eletto nel Minnesota lo scorso novembre, vorrebbe entrare nelle sue funzioni, il prossimo 4 gennaio, posando la sua mano sul libro sacro dei musulmani e non sulla Bibbia, com’è d’uso.
Un musulmano al Congresso.
Già durante la campagna elettorale Keith Ellison non aveva mancato di attirare l’attenzione dei media. Proveniente da una famiglia cattolica praticante, convertito all’Islam all’età di 19 anni, è il primo musulmano eletto al Congresso americano ed il primo afro-americano a rappresentare lo Stato del Minnesota. Due ragioni sufficienti per far convergere su di lui le luci della ribalta, anche perché ha avuto un bel da fare per rassicurare la platea degli elettori che le ragioni etniche e religiose fossero per lui molto meno importanti della guerra in Irak o della previdenza sociale.
Ora la polemica rinvigorisce, sotto la spinta dell’editoria conservatrice, come Dennis Prager sul sito Townhall.com, dove polemizza sulla richiesta di giuramento: “non dovrebbe essere autorizzato a farlo, non per una particolare ragione degli Stati Uniti contro il Corano, ma perché ciò spazzerebbe via la cultura americana”. E proseguendo: “la Bibbia è il libro sacro degli Stati Uniti d’America. Se non è capace di giurare con la mano su questo libro, non si presenti al Congresso. L’America se ne frega della fede di Keith Ellison”.
Ma un altro editorialista prende di contropiede Dennis Prager e tutta l’effervescenza che pervade l’intero movimento repubblicano. Adri Mehra si chiede, nel Minnesota Daily, giornale con il quale Ellison ha collaborato a lungo in gioventù, se il congressman non sia piuttosto “l’agente provocatore di turno” che favorisce “la manifestazione dell’odio e della bigotteria americana”. L’autore, inoltre, non manca di criticare le “componenti anti-islamiche, anti-Ellison e antiamericane di questo Reichstag religioso che controlla il dibattito fra i conservatori”.
Viene così evidenziato così il problema clou del dibattito: “Perché prestare giuramento su un testo che non sia la Costituzione e la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo? Non sono queste le fonti del nostro sistema di valori democratici?”.
Altri, prima di Ellison, hanno giurato su testi che non fossero la Bibbia prima di iniziare un mandato. E non mezze figure. Così, scartabellando fra gli archivi del Congresso, salta fuori che Theodore Roosvelt divenne presidente degli USA nel 1901 senza giurare sulla Bibbia perché….non se ne trovò una nella cerimonia che seguì immediatamente l’assassinio del suo predecessore, William McKinley. E che dire di Lyndon Johnson che, succedendo all’appena assassinato John F. Kennedy, nel 1963, prestò giuramento su di un semplice messale.
Per di più l’articolo 4 della Costituzione statunitense è chiaro: i nuovi presidenti devono prestare giuramento e difendere la Costituzione, ma nessuna caratteristica religiosa sarà richiesta come condizione preliminare per esercitare il proprio mandato.
Solo due righe per esprimere alcune ovvietà. Mi pare chiaro che uno Stato che si vuole davvero libero dovrebbe imporre il giuramento sulla sola Costituzione e sulla carta del diritti dell’uomo. Volendo poi mantenere una usanza oramai consolidata e non cambiarla sotto la spinta dei tempi, si dovrebbe consentire ad Ellison di giurare sul Corano piuttosto che sulla Bibbia per due ottime ragioni.
Primo, perché il deputato sarebbe vincolato da un giuramento prestato sul libro cardine della sua fede e non su un testo religioso che, almeno per lui, dovrebbe valere poco meno di nulla.
Secondo, perché darebbe un segnale forte di reale multiconfessionalità verso un mondo, quello musulmano, così incline al vittimismo e alla persecuzione del diverso, contribuendo a togliere ogni argomento strumentale alla radice e tentando di dare un concreto contributo alla nascita di quell’Islam moderato (semmai fosse vero che esista) in occidente.
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il 7/12/2006 alle 17:53 | |